lunedì 24 marzo 2014

Dal libro "Hegemony and Socialist Strategy / Laclau, Ernesto ; Mouffe, Chantal"

Ritengo opportuno tradurre codesto brano del libro:
[inizio - p. xii]

A proposito della soggettività egemonica, il nostro argomento combacia con tutto il dibattito sul rapporto tra particolarismo ed universalismo, che è divenuto abbastanza centrale negli ultimi anni. Un rapporto egemonico ha senza dubbio una dimensione universalistica, ma è un tipo assai particolare di universalismo di cui è importante sottolineare le caratteristiche salienti. Non è il risultato di una decisione contrattuale, come nel caso del Leviatano di Hobbes, in quanto il legame egemonico trasforma [p. xii | p. xiii] l'identità dei soggetti egemoni. Non è necessariamente legato ad uno spazio pubblico, come nella nozione di Hegel di "classe universale", perché le riarticolazioni egemoniche iniziano a livello della società civile. Non è, infine, come la nozione marxiana di proletariato come classe universale, in quanto non risulta da una riconciliazione umana finale che porta all'appassire dello Stato ed alla fine della politica; il legame egemonico è, invece, costitutivamente politico.

Cos'è, in questo caso, l'universalità specifica inerente nell'egemonia? Risulta, argomentiamo nel testo, dalla dialettica specifica da ciò che chiamiamo logica della differenza e logica dell'equivalenza. Gli attori sociali occupano posizioni diverse nel discorso che costituisce il contesto sociale. In questo senso essi sono tutti, in senso stretto, delle particolarità. D'altronde, ci sono degli antagonismi sociali che creano delle frontiere interne dentro la società. Di fronte a delle forze oppressive, ad esempio, un insieme di particolarità stabilisce delle relazioni di equivalenza tra di loro. Diventa però necessario rappresentare la totalità della catena, aldilà dei semplici diversi particolarismi dei diversi anelli di equivalenza. Quali sono i mezzi di rappresentazione? Come sosteniamo, solo una particolarità il cui corpo è scisso, in quanto, senza cessare di essere la sua propria particolarità, trasforma il proprio corpo nella rappresentazione di un'universalità che lo trascende (quella della catena delle equivalenze). Questo rapporto, con cui una certa particolarità si assume la rappresentazione di un'universalità assolutamente incommensurabile con essa, è quello che noi chiamiamo rapporto egemonico. Ne risulta che la sua universalità è un'universalità contaminata: (1) vive in quest'insolubile tensione tra universalità e particolarità; (2) la sua funzione di universalità egemonica non è acquisita definitivamente, ma, al contrario, è sempre reversibile. Sebbene noi stiamo senza dubbio radicalizzando in vari modi l'intuizione gramsciana, noi pensiamo che qualcosa del genere sia implicito nella distinzione di Gramsci tra classe corporativa e classe egemonica. La nostra nozione di universalità contaminata si diversifica da una concezione come quella di Habermas, per il quale l'universalità ha un contenuto suo proprio, indipendente da ogni articolazione egemonica. Ma evita anche l'altro estremo - rappresentato, forse, nella forma più pura nel particolarismo di Lyotard, la cui concezione della società come composta da una pluralità di giochi linguistici incommensurabili, le cui interazioni possono concepirsi solo come un torto, rende ogni riarticolazione politica impossibile.

[p. xiii - fine]

I corsivi sono degli autori - commenterò questo brano in altri post.

Raffaele Ladu
24 Marzo 2014 

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