lunedì 24 marzo 2014

I limiti della catena delle equivalenze

Ernesto Laclau e Chantal Mouffe, nel brano qui tradotto, parlano di "catena delle equivalenze", affrontando dal punto di vista politico uno spinoso problema di psicologia sociale: fino a che punto riconosci in chi appartiene ad un altro gruppo un essere umano?

Quello che per gli psicologi sociali è la "disumanizzazione", per Laclau e Mouffe è il non riconoscere l'altro come un anello della medesima "catena delle equivalenze", escluderlo quindi dal discorso egemonico che si vuole pronunciare - in quanto tale discorso si rivolge solo a chi fa parte della medesima catena.

È vero che la "disumanizzazione" è solo la versione più estrema di questa esclusione, ma il "troncare la catena" è comunque una cosa politicamente assai grave.

Un tempo venivano escluse le vittime omosessuali del nazismo dalle celebrazioni a cui partecipavano i superstiti perseguitati per motivi etnici, religiosi, politici, razziali - soltanto di recente ci si è resi conto che l'LGBT-fobia del nazifascismo era un salto di qualità rispetto a quella dei regimi che aveva soppiantato, e si sono riconosciute le minoranze sessuali come anelli della medesima "catena delle equivalenze".

Le persone bisessuali lamentano il medesimo "troncamento della catena": molte persone ed organizzazioni omosessuali (specialmente quelle lesbiche) rifiutano di riconoscere le persone bisessuali come oppresse in modo simile al loro, e commettono l'errore di voler essere egemoni proprio escludendo le persone bisessuali.

Perché questo è sbagliato lo spiego in un altro post.

Raffaele Ladu
24 Marzo 2014

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